Lo abbiamo visto tutti il territorio. Colpito, martoriato dalle piogge incessanti e dalle inondazioni, dalla incuria e dalla siccità. Bisogna rendersene conto; bisogna che il cambiamento climatico entri di forza nelle agende delle cancellerie, delle amministrazioni, dei singoli amministratori e di ciascuno di noi. Perché purtroppo – che lo vogliamo o meno – il cambiamento climatico bussa forte alle nostre porte. E “per quanto noi ci sentiamo assolti siamo lo stesso coinvolti”.
Cosa serve al territorio, all’ambiente, al pianeta? Servono tutti gli sforzi per diminuire le emissioni nocive, per raffreddare il pianeta e per non rendere la vita di quelli che ci seguiranno un inferno climatico e sociale. Ma serve anche acquisire la predisposizione a convivere con le difficoltà annunciate da questo scorcio del XXI secolo. Bisogna, insomma, imparare ad essere resilienti. Capaci, cioè, di reagire “ai dardi dell’oltraggiosa sorte” – provocata da noi stessi – per tornare, forse, allo stato iniziale. Come fare non è cosa da poco, ma a chi ispirarsi è invece una scelta semplice: le piante e tutti gli organismi che sopravvivono, crescono e prosperano grazie alla luce del sole.
Se ne parla tanto, ma chi lo dice che le piante sono resilienti quanto noi dovremo essere in un futuro non troppo lontano? JRR Tolkien ammirava fanaticamente la resilienza delle piante e nel Signore degli Anelli affida la rinascita della Terra di Mezzo al bianco albero di Gondor e alla sua fioritura. Ma l’esempio più convincente è quello dei hibakujumoku, gli alberi bombardati di Hiroshima. Si tratta di Ginko Biloba, un albero che esiste sulla terra da circa 200 milioni di anni e che si è conquistato un posto nel cuore dei giapponesi. Arrivati in Giappone intorno al 1400, gli alberi di Ginko Biloba si sono distribuiti un po’ ovunque in quelle isole. Il 6 agosto 1945, la prima bomba atomica viene sganciata su Hiroshima. La distruzione di quel giorno, delle settimane e dei mesi seguenti è pressoché totale. Ma alla fine del lungo inverno successivo, quando ancora il mondo doveva razionalizzare l’estensione dei disastri nucleari della guerra, quando ancora la città era stretta nella morsa del dolore e del cordoglio le foglie degli alberi di Gingo biloba hanno germogliato, rivestendoli di verde. Non abbiamo bisogno, quindi, di eventi estremi per dimostrare la resilienza delle piante. Lo sappiamo, possiamo contarci e possiamo ispirarci a loro per migliorare il nostro futuro.