Quando di notte leviamo gli occhi al cielo, il gratuito spettacolo del cielo stellato è lì più o
meno sempre uguale e quindi spesso dato per scontato. Non è un caso che anche gli antichi
parlassero di stelle fisse.
Tuttavia, se i nostri occhi potessero guardare il cielo cogliendone la radiazione più energetica,
i raggi gamma, vedremmo uno spettacolo tutt’altro che statico: tante sorgenti variabili e tra
queste numerose luci pulsanti: le pulsar.
Le pulsar sono sorgenti che emettono impulsi di radiazione elettromagnetica con estrema
periodicità; vengono identificate con le stelle di neutroni, uno dei possibili ”cadaveri stellari”
risultanti dalle supernovae, spettacolari esplosioni con cui finisce la vita delle stelle più
massive.
Le pulsar irradiano perché in rapidissima rotazione in un intenso campo magnetico, come
una dinamo cosmica, e noi le avvistiamo come il marinaio vede i fari lampeggianti su una
costa incerta.
Sono oggetti affascinanti che possono rinascere parassitando una stella compagna e che
scandiscono il tempo lampeggiando con tale precisione da fungere da orologi naturali, tanto
da farci misurare le proprietà delle onde gravitazionali.
Per scoprirne i segreti i nostri occhi non bastano: parleremo di come sono state scoperte nelle
onde radio dalla prof.ssa Jocelyn Bell e di come i telescopi gamma, come quello a bordo del
satellite Fermi, ci abbiano consentito di scoprirne tante altre ”radio-silenziose”.
Nell’oscurità del cosmo, le pulsar sono fari dispersi nello spaziotempo, a ricordarci di grandi
stelle che non ci sono più.